sabato 27 luglio 2013

Story...telling di un ordinario giorno di lezione



Dicono che certi incontri non nascono mai per caso.
Quando mi sono imbattuta nello Storytelling per la prima volta, mi è sembrato che fosse un appuntamento con il destino. Da quando ci siamo incontrati, sono successe molte cose... una fra tutte, la nascita di questo blog.
Da allora ho conosciuto molte persone, condiviso progetti, ascoltato pensieri diversi, ricevuto anche offerte di lavoro interessanti e nel mezzo di questo cammino, mi è capitato di trovarmi un giorno, fra le aule dell'Università Cattolica di Milano, per tenere un breve workshop sul Corporate Storytelling. Questo vorrei raccontare oggi, un ordinario giorno di lezione. Per quale motivo, mi chiederete. Perché a volte, sono le giornate normali, "ordinarie" a parlare, anzi, a gridare più delle altre.

Il tutto è iniziato davanti ad un'aula di ragazzi, esattamente come ero io quasi cinque anni fa. Dejà-vu a parte, la lezione si è incentrata sul concept della narrazione e sulla narratologia, fra semiotica e formalismo russo, per arrivare al cinema, alla pubblicità e, ad oggi, con lo Storytelling. La prima, bruciante constatazione, condivisa anche con qualcuno del pubblico è stata la difficoltà di comprendere  e far comprendere cosa sia e cosa non sia Storytelling.
Quando si abusa di un termine, si finisce prima o poi per perderne il significato originario e questo è quello che è accaduto al nostro caro amico. Si parla di storytelling fotografico, in pubblicità, nella formazione, nel giornalismo. Un gran bel guazzabuglio, dico io.

La riflessione che ne è nata e che ho avuto modo di condividere con professori, blogger, media specialist, mi ha portata fino a qui, a dire che lo Storytelling è tutte queste cose e non lo è... ad affermare che forse lo Storytelling è morto davvero, ma semplicemente perché non è mai esistito. Parole grosse. Il nodo della questione si trova in una banale equazione: storytelling = strategia narrativa. La narrazione è un abilità umana da secoli, materia di studio e di dibattito. L'utilizzo di pattern narrativi volti ad un dato scopo, che chiameremo X, rappresenta quello che noi definiamo storytelling e che può essere applicato a moltissimi campi. Fra di essi vi è anche la comunicazione d'impresa, di cui mi sono ampiamente occupata in questo blog... non senza estendere il mio sguardo anche oltre, verso marketing e advertising.


 L'ABC dello storytelling o della narrazione, intesa come struttura insista in una strategia precisa, si fonda sulla capacità umana di raccontare storie e di vivere, pensare ed organizzare il mondo attraverso frame narrativi. Una particolarità che trovo assolutamente eccezionale e che mi ha sempre incuriosita sin da quando, bambina, leggevo libri e libri in continuazione.
Ho letto recentemente in un sito e in alcuni libri: "Lo storytelling è morto, viva l'emotional writing". Comunque lo si voglia chiamare...sì, forse lo storytelling è morto,  forse non è mai esistito... o magari, più semplicemente, ha sempre fatto parte di noi.

Ps. Con questo post vorrei ringraziare anche la prof.ssa Patriza Musso, che mi ha ospitata durante le sue lezioni per l'intervento in Cattolica e gli studenti presenti per l'entusiasmo e l'interesse dimostrato.